Intervista a Massimo Congiu, presidente UNAPASS e autore del libro: “A me non può succedere”
Come detto in apertura, diamo spazio nella rubrica “A Tu per Tu” a Massimo Congiu, collega, che nel corso della sua vita ha affrontato e tutt’ora sta affrontando, con grande forza e determinazione, una grave malattia. Questi sono argomenti molto delicati ai quali tutti noi, dovendone parlarne, verrebbe scaramanticamente da dire “A me non può succedere”. Proprio “A me non può succedere” è il titolo del libro attraverso cui Massimo Congiu ha voluto testimoniare questa sua esperienza.
Da dove è nata l’idea ed il bisogno di trascrivere nero su bianco le emozioni provate durante quel periodo?
Il libro si pone principalmente l’obiettivo di condividere all’esterno un’esperienza molto forte, affinché le persone possano reagire in maniera positiva alla malattia. Purtroppo c’è scarsa conoscenza e non si deve avere paura di parlarne anzi, bisogna cercare di trasmettere un messaggio positivo, un messaggio con cui aumentare la sensibilità verso la prevenzione e dare un senso di speranza a chi si trova nel tunnel della malattia, per avere le forze e le energie per uscirne.
In che modo le sue polizze assicurative l’hanno aiutata durante la malattia?
Direi che sono state un elemento determinante e mi hanno aiutato moltissimo. Basti pensare che molte volte, oltre al disagio fisico, le persone in queste situazioni hanno anche un disagio di tipo economico. Io purtroppo ho toccato con mano la validità degli strumenti assicurativi, grazie ai quali ho potuto usufruire di consulenze d’eccellenza e di cure più efficaci. Sono convinto che, in molti casi, l’accesso agevolato alla copertura sanitaria possa mettere in condizioni psicologiche migliori. Si pensi ad esempio che, rispetto all’Europa, nel nostro paese l’approvazione dei farmaci arriva in ritardo, per non parlare inoltre del divario sanitario tra nord e sud, quindi lo strumento assicurativo permette anche la possibilità di spostamenti e a volte anche il consulto di esperti stranieri.
Alla luce della sua esperienza, quale deve essere il corretto approccio di proposizione delle polizze vita al cliente?
Oggigiorno il marketing assicurativo non si incentra più sulle tecnicità del prodotto ma sulla storia della persona cui il prodotto è rivolto. L’approccio commerciale è “raccontami la tua storia” per entrare in empatia con il cliente, cui bisogna offrire le soluzioni che meglio si adattano alla sua esperienza. Occorre partire da un’analisi corretta dei rischi e non parlare mai dell’aspetto tecnico ma agganciare alla sua storia personale una soluzione. In questo modo non faccio l’agente di assicurazione ma trovo e costruisco insieme al cliente gli scudi di protezione più adatti nel caso in cui succeda qualche incidente di percorso più o meno grave.
Qual’è la finalità del libro?
Quando si toccano con mano i luoghi della sofferenza, diventa ancora più forte la sensibilità di trovare forme di aiuto per gli altri, per cercare di rendere meno dolorosa l’esperienza di chi soffre. Il mio vuole essere un piccolo contributo per migliorare le strutture sanitarie e le situazioni dei singoli. Pensiamo ad esempio a colui il quale, dopo un trattamento di chemioterapia, prende un mezzo pubblico per tornare a casa, ecco che magari poter usufruire di un mezzo di trasporto più agevole come ad esempio un taxi oppure mettere a disposizione un contributo economico per avere assistenza può aiutare non poco il paziente. Questa è la finalità del mio libro, non solo raccontare la mia esperienza, ma direi quasi metterla a disposizione del prossimo.